Cosa vedere nella città di Alia (PA)
Alia è un piccolo comune della provincia di Palermo, da cui dista 80 chilometri, situato sopra un monte ad un'altezza tra i 700 e gli 800 metri sul livello del mare. Le sue origini sono molto antiche tanto che alcuni ritrovamenti archeologici fanno pensare che il territorio di Alia fosse già abitato in epoca romana mentre successivamente il territorio è stato trasformato in casali, sotto il dominio arabo.
La storia di questo piccolo borgo è ancora oggi oggetto di studi purtroppo contraddittori tra loro. Di certo c'è che in un documento del 1296 viene citato il Feudo di "Lalia" che dal 1366 appartenne alla famiglia Crispo e ai suoi discendenti, fino a quando, nel 1557, fu acquistato dal nobile spagnolo Luca Cifuentes, che lo diede in dote alla figlia Francesca.
Il marito di costei, Pietro Celestri, marchese di Santa Croce, nel 1615 chiese al re di Spagna Filippo III la licenza di popolare il feudo. Il marchese non vide però realizzato il suo progetto in quanto morì da lì a poco. Grazie però alla tenacia di donna Francesca Cifuentes Imbarbara, il decreto di concessione divenne esecutorio otto anni dopo, il 10 ottobre del 1623, data in cui ebbe i natali il comune che poi, verso la metà del '700, assunse l'attuale nome di Alia.
Cose da vedere nella città di Alia
I luoghi della cultura da visitare iniziano proprio da Palazzo Arrigo, sede dell'Ufficio Turistico, nel quale si trovano il Museo Archivio per la Fotografia della Sicilia e del Mediterraneo e il Museo Etno Antropologico:
Museo della Fotografia
Il Museo della Fotografia è stato realizzato nel 2010 grazie al contributo dell'Assessorato Regionale ai Beni Culturali, in concomitanza con l'acquisizione della Mostra permanente "Terra e Luce, dalla Gurfa al Roden Crater" degli artisti James Turrel e Alessandro Belgiojoso. Il Museo si propone come luogo cardine della conservazione, diffusione e studio della fotografia, della storia e della cultura dell'area mediterranea.
Museo Etnoantropologico
Nelle sale superiori di Palazzo Arrigo viene ospitata la seconda sezione del Museo Etno-antropologico con l'esposizione di attrezzi ed utensili della civiltà contadina in uso nel XIX e XX secolo, utilizzati per la lavorazione del ferro, del grano, della cura del bestiame e per le creazioni di artigianato. Di recente il patrimonio culturale aliese si è arricchito della Collezione Oliveri, un insieme di reperti etnoantropologici di proprietà del Prof. Filippo Oliveri che sono esposti nell'area superiore del Palazzo dei Congressi.
Palazzo Guccione
Nella parte alta e più antica del paese, adiacente al Santuario di Santa Maria delle Grazie, sorge Palazzo Guccione, il più importante esempio di edilizia residenziale del XIX secolo con forti inserimenti di liberty siciliano.
Santuario di Santa Maria delle Grazie
Fu costruito tra il 1630 e il 1639 per volontà dei fondatori della città, donna Francesca Cifuentes Imbarbara e il figlio Giovan Battista Celestri. L'edificio era previsto a tre navate e con due campanili ma per mancanza di fondi venne edificata soltanto la navata centrale ed un campanile, la navata di sinistra e quella di destra furono costruite la prima nel 1900 e la seconda nel 1960. La Chiesa di Santa Maria delle Grazie è in stile tardo-rinascimentale e al suo interno, dove spiccano alcuni stili barocco, si possono ammirare gli stucchi con rilievi in oro del Sesta.
Chiese di San Giuseppe e di Sant'Anna
Lungo la Via Vittorio Emanuele si trova la Chiesa di San Giuseppe, risalente al XVIII secolo, e più avanti, nella Via Garibaldi, la Chiesa di Sant'Anna. Quest'ultima è passata attraverso numerose modifiche: la prima fase della costruzione fu completata nel 1762, per volontà del sacerdote don Luciano Cardinale che destinò la chiesa solo alla sepoltura, mentre ai primi dell'800 ci fu un intervento sulla facciata e sul campanile arabo-ispanico, che costituisce una grande ricchezza per la parrocchia.
Grotta del Camposanto Vecchio
Nella primavera del 1995, in seguito ai lavori di consolidamento del muro eretto a chiusura di un riparo sotto roccia, un'ingente quantità di ossa umane è tornata alla luce. Attraverso lo studio di documenti storico-archivistici del posto si è arrivati alla conclusione che quei resti scheletrici sono da collegarsi ai defunti dell'epidemia di colera che raggiunse la Sicilia nel luglio del 1837, dopo aver investito gran parte dell'Europa.
Le Grotte della Gurfa
Il sito archeologico delle Grotte della Gurfa è un raro esempio di architettura funeraria rupestre, cavato nella roccia arenaria dalla mano dell'uomo in epoca preistorica. La ricostruzione storica di questo monumento è piuttosto complessa per la mancanza di reperti archeologici nella zona circostante le grotte, oltre che per il continuo uso dell'ipogeo che in parte ne ha modificato, trasformato e forse eliminato, la struttura originaria. Studi recenti tuttavia riconoscono questo luogo come tempio dedicato al culto della Grande Madre, Afrodite, dove sono state accolte le spoglie di Minosse, il mitico re di Creta. Secondo la tradizione, il re Minosse venne sepolto "in un ambiente funerario monumentale, interno e riservato presso Kamikos,... lungo la vallata del fiume Halycos (l'attuale Platani)..." Continua a leggere