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Giovani di oggi: tra libertà e smarrimento educativo

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Educare i figli oggi è diventata una vera e propria impresa. In un’epoca dominata dalla tecnologia, dai social media e da una cultura dell’individualismo sempre più marcata, i genitori si trovano spesso disorientati, incapaci di porre limiti, di farsi ascoltare, di trasmettere valori solidi e duraturi.

Rispetto a cinquanta o sessant’anni fa, è evidente un drastico cambiamento nel modo in cui i bambini e i ragazzi vengono cresciuti. Un tempo erano comuni frasi come “Stai composta”, “Rispetta la maestra”, “A tavola si sta in silenzio”. Erano semplici regole quotidiane, ma contenevano una visione del mondo: quella in cui il rispetto per gli altri – soprattutto per gli adulti, gli anziani, le donne – era alla base del vivere civile.

Smartphone e social

Oggi, invece, queste frasi sembrano quasi archeologia linguistica. In molti casi l’educazione è stata delegata, in parte inconsciamente, alla tecnologia. Smartphone, tablet, videogiochi, televisione e internet sono diventati le nuove “tate” del XXI secolo. I genitori, spesso oberati da mille impegni o semplicemente incapaci di gestire i “no”, preferiscono la via più comoda: uno schermo acceso, un contenuto da guardare, un videogioco da completare. E intanto, l’apprendimento dei valori avviene in modo passivo, frammentato e, spesso, distorto.

È anche vero che il mondo è cambiato radicalmente: si viaggia di più, si conoscono nuove culture, si parla molto di diritti (e giustamente), ma si è dimenticata l’altra faccia della medaglia, ovvero i doveri. Questo sbilanciamento ha generato una generazione che, in larga parte, appare arrogante, irrispettosa e con un forte senso di pretesa. I giovani sembrano sempre più insofferenti alle regole, pronti a sfidare l’autorità (di genitori, insegnanti, adulti in genere), spesso incapaci di riconoscere i confini tra libertà personale e rispetto del prossimo.

Rispetto per il prossimo

Non è raro assistere a scene in cui ragazzi trattano con superficialità o disprezzo un anziano, o si rivolgono con toni aggressivi e sessualmente espliciti a una donna, senza nemmeno rendersene conto. È un atteggiamento che nasce da una mancanza: quella di una guida solida, presente e coerente. Perché l’educazione, quella vera, richiede tempo, pazienza e costanza. Non è un compito che si può demandare a uno schermo.

Questo non significa che tutti i giovani siano così. Ci sono ragazzi educati, empatici, attenti al prossimo. Ma sono troppo spesso eccezioni, quando invece dovrebbero essere la norma. La responsabilità di questa situazione non ricade solo su di loro: è la società adulta, quella che doveva formare, ispirare e guidare, che ha abbassato la guardia.

Conclusioni

Serve un’inversione di rotta. Serve riscoprire l’importanza del dialogo, della fermezza, dell’esempio. Serve riportare al centro della crescita parole dimenticate come “rispetto”, “responsabilità”, “ascolto”, “educazione”. Perché un giovane che cresce senza regole e senza rispetto sarà un adulto fragile, arrabbiato e incapace di vivere in una società che ha bisogno, oggi più che mai, di empatia e civiltà.



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