
L'indignazione e la protesta degli insoddisfatti cresce sui social. Parole di rabbia e di contestazione, verso Renzi, verso la Chiesa, verso i politici, verso il Capo dello Stato, occupano sempre più spazio nei vari post che circolano sui social, segno di un malessere crescente della società.
Perché gli italiani non scendono più in piazza? Qual'è il motivo per cui in Italia non ci sono le grandi manifestazioni di popolo come in altri paesi europei, e non? In Francia, in Grecia, solo per citare alcuni paesi, si scende in piazza per ragioni diverse, ma l'obiettivo è sempre quello: attaccare il capitalismo criminale, lo stesso che corrompe le democrazie. Bersaglio del disprezzo collettivo è la politica, divenuta ormai una scorciatoia per migliorare la vita di chi riesce a farsi eleggere. E in Italia?
In Italia si chiacchiera sui social, si litiga in continuazione con i trolls, sempre più numerosi in rete, pagati per buttare in caciara conversazioni contro il sistema e per provocare i simpatizzanti di qualche movimento populista, ma si perdono le staffe facilmente, passando alle offese e alle minacce, quando si parla di calcio, guai ad incontrare un interista se tifi juve, la bagarre è assicurata. E si, questa è la verità, in Italia la corruzione la fa da padrona in ogni palazzo dove si governa la cosa pubblica, ma la gente si interessa solo dei migranti e della propria squadra di calcio.
Il guaio più grande è però il fatto che cresce sempre più il numero delle persone che si disinteressano della politica allontanandosene, metà degli italiani ormai non va a votare ed è la metà che più degli altri avrebbe bisogno del cambiamento.
Peccato che, come diceva Paolo Borsellino, la rivoluzione "si fa nelle piazze con il popolo, ma il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano. Quella matita, più forte di qualsiasi arma, più pericolosa di una lupara e più affilata di un coltello".