
Ci vogliono riciclati, piegati, colpevoli.
Non per salvare il pianeta, ma per consolidare il loro dominio.
L’ecologia, da battaglia collettiva per la sopravvivenza, è stata trasformata nella nuova religione del potere: tu preghi, loro peccano. E ti fanno pure pagare il conto.
Ci dicono di fare la doccia in tre minuti, ma loro si immergono in piscine riscaldate a 30 gradi vista mare.
Ci invitano a mangiare grilli, a ridurre il consumo di carne, mentre affettano filetti da 500 euro a testa, innaffiati da vini che noi possiamo solo guardare su una cartolina.
Ci multano se sbagliamo a fare la raccolta differenziata, ma il loro jet privato in un solo volo inquina quanto dieci vite da “peccatore ecologico”.
E mentre ci danno lezioni di moralità ambientale, non rinunciano a un summit, una poltrona, un benefit, un elicottero che parte per portarli a firmare accordi ecologisti con il catering stellato.
Il vero scopo non è salvare la Terra. È mantenere il controllo.
Coltivare il senso di colpa nei cittadini, distrarli con piccole battaglie quotidiane mentre loro consumano, sprecano e saccheggiano in nome della sostenibilità.
Ti chiedono sacrifici, ma non si sacrificano mai.
L’ecologia è diventata un dogma da subire, non un valore da condividere. E chi dissente è subito bollato: negazionista, retrogrado, “nemico del pianeta”.
Ma la verità è che questo ambientalismo da salotto è una trappola: ti fanno inginocchiare davanti al nuovo altare verde, mentre loro restano in piedi, sorridendo dietro l’ennesimo vetro oscurato di un’auto blu.
Non è ecologia. È ipocrisia di classe.
Non è salvezza. È sfruttamento.
E finché non lo capiamo, continueremo a essere noi a pagare le loro colpe.