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In Italia consumi fermi da 10 anni perchè i governi aiutano da sempre le imprese invece che le famiglie

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Sono dieci anni che si buttano soldi degli italiani per salvare molte imprese, un esempio per tutte Alitalia ma ci sono anche diverse banche ai primi posti, senza risultati positivi. Sento in televisione, in queste settimane di emergenza coronavirus, famosi economisti e politici di ogni parte, parlare di urgenti misure a favore delle aziende per salvare l'Italia. A mio avviso, che certamente non sono nè un economista e neppure un politico, l'unica ricetta per la crescita del nostro Paese è, invece, smettere di regalare soldi a imprese che elargiscono stipendi milionari ai propri amministratori e dirigenti, oppure aziende che spostano la loro sede fiscale in Stati più favorevoli fiscalmente ed oggi chiedono aiuti allo Stato italiano minacciando la perdita di lavoro di migliaia di lavoratori. Per aiutare la crescita dei consumi in Italia, che automaticamente porterebbero al risanamento delle aziende, è necessario dare più soldi alle famiglie e per farlo c'è solo un modo: abbassare le tasse a stipendi e pensioni fino a 30.000 euro annui, cioè le fasce più sofferenti di questo Paese, da troppi anni ormai. Non è un caso che il parco auto più vecchio è in possesso a pensionati e operai che non riescono più neanche ad ottenere un prestito per cambiare la propria vecchia auto. Non è un caso che molte famiglie in Italia non ricordano più quando è stata l'ultima volta che sono andati al ristorante e molti anche in una pizzeria. Non è un caso che molte famiglie abbiano rinunciato persino a curarsi pur di non far mancare un pasto caldo sulla tavola ai propri figlioletti. Non è un caso che in questi giorni di quarantena a causa del Covid-19 molte persone non abbiano i soldi per fare la spesa. Eppure in tv e sui giornali si parla soltanto di aziende in difficoltà, peccato che queste aziende sono in difficoltà da almeno 10 anni, nonostante gli aiuti già presi, perchè se non si aiutano i consumi a crescere queste aziende resteranno sempre in difficoltà, non servono economisti strapagati per capire questo.
Tutti sono oggi alla ricerca di denaro fresco o liquidità dalle banche a fronte di una garanzia dello Stato. In prima fila ci sono tutti, dalla Confindustria alla Confcommercio, dalla Confesercenti ai sindacati, dalla Fiat ai Parchi Zoo, ma nessuno che difenda operai e pensionati con risorse da barboni, da terzo mondo.
E' necessaria una vera e coraggiosa riforma dell'Irpef che abbassi le due aliquote più basse e inoltre serve da subito un allentamento della morsa delle banche nella concessione di prestiti a privati e famiglie, visto che, dall'inizio dell'emergenza Covid-19, hanno chiuso tutti i rubinetti del credito.







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