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La libertà di espressione e il rispetto per chi serve l’Italia: un diritto da difendere

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La recente uscita di Luciana Littizzetto, che ha suscitato molte polemiche, ha messo in luce una questione delicata e spesso sottovalutata: il rispetto per chi, ogni giorno, indossa una divisa e dedica la propria vita alla difesa della nostra libertà, dei nostri valori e della nostra sicurezza. Come ex militare dell’Esercito, mi sento profondamente offeso dalle parole della comica, che, purtroppo, sembrano dimenticare il sacrificio e l’impegno di chi serve la Nazione.

Offesa gratuita e non libertà d’espressione
Littizzetto ha forse voluto fare ironia, ma con il suo linguaggio ha travalicato i confini dell’umorismo per arrivare all’offesa gratuita, non solo nei confronti delle Forze Armate, ma soprattutto verso i militari che ogni giorno affrontano pericoli, stress e condizioni di vita difficili. I soldati italiani sono impegnati, da anni, in missioni di pace all’estero, ma anche nelle missioni interne per garantire la sicurezza del Paese. In entrambi i casi, l’impegno che chiediamo loro non è da poco: rischiano la vita, ma lo fanno con un orgoglio che pochi altri possono comprendere.

Il lavoro del militare
Molti pensano che il soldato italiano sia semplicemente una figura che prende parte a operazioni in territori lontani, ma non conoscono la fatica quotidiana di chi lavora in caserma, sotto il peso di turni massacranti, con ritmi e orari imprevedibili, lontano dalla famiglia, senza sapere se il giorno successivo sarà una festa o un giorno qualsiasi. Non c’è spazio per il riposo quando il dovere chiama, eppure molti italiani non conoscono queste difficoltà, ignorano cosa voglia dire sacrificarsi per il bene di tutti.

Il rispetto per chi serve l’Italia non è solo una questione di onore, ma anche di umanità. I militari non sono dei “cercatori di guai”, né tanto meno “degli scherzi viventi” per fare battute. Sono professionisti che, in molti casi, hanno scelto una carriera che implica rinunce enormi, non solo fisiche ma anche emotive. I militari non si limitano a indossare una divisa: la portano con onore, consapevoli che ogni gesto, ogni parola, ogni sacrificio rappresenta l’Italia intera.

Riconoscenza e rispetto
Eppure, troppo spesso, ci si dimentica di loro. Si dimenticano i giorni in cui, durante le missioni, si trovano a fronteggiare situazioni di grande pericolo, con la consapevolezza che, ogni giorno, potrebbero non tornare a casa. Si dimentica la disciplina che richiede la vita militare, che va ben oltre le semplici formalità e che costituisce il fondamento di una Nazione solida e sicura. Perché, è bene ricordarlo, non ci sono solo le operazioni in teatri di guerra, ma c’è anche la quotidianità di chi resta in servizio, con spirito di sacrificio, senza alcuna garanzia di riconoscimenti o celebrazioni.

La libertà di espressione è un diritto fondamentale, certo. Ma questo diritto non deve mai essere confuso con la libertà di offendere. Criticare, contestare, dissentire è legittimo in una democrazia. Ma offendere chi quotidianamente lavora per la sicurezza e il benessere degli altri non è solo irrispettoso, è anche un atto che mina il rispetto che ogni cittadino dovrebbe avere nei confronti delle istituzioni e di chi ne fa parte. L’umorismo non può giustificare la mancanza di rispetto, soprattutto quando si tratta di persone che svolgono un lavoro difficile e spesso sottovalutato.

Invito chi non ha mai indossato una divisa a riflettere su cosa significhi essere un soldato. Non è un ruolo da prendere alla leggera. Ogni giorno, migliaia di uomini e donne, in Italia e all’estero, si svegliano con la consapevolezza che potrebbero trovarsi a dover affrontare situazioni in cui la propria vita è in gioco, per difendere la nostra Nazione. Per loro, la divisa non è un simbolo di potere o di superiorità, ma di servizio, sacrificio e dedizione. È un impegno che va rispettato, che vada oltre le battute o le polemiche.

Conclusione
Alla fine, se vogliamo davvero onorare chi serve l’Italia, dobbiamo iniziare a riconoscere il valore della loro professione, non solo nei momenti di emergenza, ma anche ogni giorno, nelle piccole cose. E, soprattutto, dobbiamo farlo con rispetto, perché ogni insulto rivolto a chi porta la divisa non è solo un’offesa a chi lo indossa, ma un’offesa a tutta la nostra società, a prescindere dal fatto che è un reato il vilipendio alle Forze Armate.



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