Sono stati assegnati ieri i premi del 76º Festival del cinema di Venezia: il Leone d’oro, il premio più importante, è andato al film Joker, di Todd Philips. Ji Yuan Tai Qi Hao ha vinto il premio per la Miglior sceneggiatura, per No. 7 Cherry Lane, Ariane Ascaride che recita in Gloria Mundi ha vinto la Coppa Volpi per la miglior attrice; Luca Marinelli, che recita in Martin Eden, quella per il miglior attore. Roman Polanski ha invece vinto il Gran premio della giuria, per il film J’accuse.
Tutti i vincitori, alla fine, hanno voluto parlare di ambiente e di migranti, accoglienza e salvataggio di vite umane in mare, peccato che nell'ambiente lussuoso del cinema a Venezia, tra cordoni di agenti di sicurezza, non si è visto neanche un migrante, clandestino o regolare che fosse. Troppo facile parlare di accoglienza sempre a spese dei soliti.
Il filo rosso della libertà, della difesa dei diritti umani ha unito tutti i commenti dei vincitori. Nessuno però ha parlato di aiuti alle popolazioni più povere, di fame nel mondo, di cessazione delle guerre e di accaparramento illegale di risorse proprio nelle zone di guerre. Nessuno ha parlato delle disuguaglianze sociali che ormai infestano tutti i continenti.
Potenti e ricchi, che sanno invitare oggi solo all'accoglienza, non investono un euro in terre dove la civiltà non è mai voluta arrivare e da dove, per questo, la gente fugge, alla ricerca di quella vita facile e ricca tanto sbandierata dai media.
Si parla tanto di disuguaglianze sociali, ma nessuno muove un dito per invertire la tendenza. Oggi o si diventa miliardari, o si crepa di fame, non c'è una via di mezzo, sta scomparendo il ceto medio. Insomma, il mondo sta diventando, tanto per fare un esempio, come le Filippine, dove il 10% della popolazione, rappresentato da un centinaio di famiglie “per bene”, detiene oltre l’80% della ricchezza nazionale, realtà che stanno investendo ormai anche paesi europei come Italia, Grecia e tanti altri.