Il caso Ngawang e la sospensione dell’espulsione: tra giustizia, polemiche e senso di legalità - Il Blog di Giuseppe. ABCSICILIA - Borghi e dintorni della Sicilia

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Il caso Ngawang e la sospensione dell’espulsione: tra giustizia, polemiche e senso di legalità

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Sta suscitando accese discussioni la decisione della giudice Silvia Albano, in servizio presso la sezione immigrazione del Tribunale civile di Roma, che ha disposto la sospensione del decreto di espulsione nei confronti di Ibii Ngawang, cittadino camerunense di 27 anni residente in Italia.

Ngawang, calciatore tesserato con una squadra dilettantistica marchigiana, è salito alla ribalta della cronaca per un video pubblicato sui social nel giorno di Pasqua. Girato davanti alla Questura di Macerata, il filmato contiene frasi volgari, minacce e commenti pesanti rivolti alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e a sua figlia minorenne. “Melo’, ho saputo che hai una bella figlia... Io sono negro, bello e figo… mangiamo gratis, dormiamo gratis, non paghiamo l’affitto…”, diceva tra le altre cose il giovane.

Il video, segnalato pubblicamente dal vicepremier Matteo Salvini — che ha definito l'autore "un idiota" — ha portato all’intervento del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il quale ha firmato un decreto di espulsione, poi convalidato dal Prefetto. La società Cluentina, nel frattempo, ha interrotto il rapporto sportivo con il giocatore.

Fin qui, sembrava un percorso istituzionale chiaro: un comportamento grave, una risposta rapida da parte delle autorità. Ma con l’intervento della magistratura, la vicenda ha preso una nuova piega. La giudice Albano ha sospeso l’esecuzione del provvedimento di espulsione, dando spazio a una valutazione più approfondita del caso.

Una decisione che ha immediatamente sollevato reazioni nel mondo politico e nell’opinione pubblica. Per molti, si tratta di un provvedimento difficile da comprendere, che rischia di mandare un messaggio sbagliato in un contesto già molto delicato: quello della convivenza tra accoglienza, rispetto delle regole e senso di giustizia.

D'altra parte, la magistratura ha il dovere di garantire che ogni provvedimento amministrativo sia conforme alle norme e ai diritti fondamentali. La sospensione non equivale a un annullamento: si tratta di un passaggio tecnico che consente di valutare nel merito le circostanze individuali del caso.

Eppure, il nodo resta. Per molti cittadini, l’impressione è che chi offende pubblicamente le istituzioni e la dignità delle persone, specialmente se in posizioni di responsabilità, debba rispondere delle proprie azioni in maniera decisa. La sospensione temporanea di un’espulsione in un contesto così grave appare, a torto o a ragione, come un segnale di debolezza dello Stato.

Il dibattito rimane aperto: è giusto sospendere un provvedimento urgente per approfondimenti? O sarebbe stato più opportuno far eseguire l’espulsione e permettere una revisione successiva in sede legale? Di certo, vicende come questa riportano al centro la questione del rapporto tra legalità, tutela dei diritti individuali e responsabilità sociale.

La magistratura fa il suo mestiere e lo fa spesso con grande equilibrio. Ma lo Stato ha anche il dovere di difendere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. E quando questa vacilla, la democrazia tutta si indebolisce.



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