Benvenuti a Buscemi, Paese-Museo - Borghi e dintorni della Sicilia

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Benvenuti a Buscemi, Paese-Museo

Cosa vedere a Buscemi in provincia di Siracusa

Buscemi si trova in provincia di Siracusa ed è un piccolo paese dell'altipiano ibleo, situato a 761 metri s.l.m. Dalla collinetta su cui è arrampicato, si presenta come un grande teatro naturale che domina la Valle dell'Anapo, circondato dalle testimonianze dell'antica Akrai, di Casmene e dalla Necropoli di Pantalica. Buscemi ha radici che affondano nella protostoria, probabilmente risale al periodo bizantino. Fu il geografo arabo Edrisi a fornire le prime notizie storiche di Buscemi, citandolo con il nome di Qal'at Abi Samahil. Distrutta dal terremoto del 1693, come gran parte del territorio del Val di Noto, Buscemi venne ricostruita, sullo stesso sito, con i notevoli esempi di architettura barocca sia religiosa che civile.

Buscemi è noto anche come il Paese-Museo grazie alla realizzazione di un itinerario etnoantropologico, denominato "I luoghi del Lavoro Contadino", di assoluto interesse paesaggistico e monumentale. Questa scelta museale, che coinvolge buona parte dell'abitato, oltre ad aver costituito una delle scelte più felici dell'amministrazione locale in quanto ha portato ad una crescita culturale del posto e del territorio ibleo circostante, è considerata un esempio raro, quasi unico oserei dire, in Sicilia.


Ingresso Museo "I luoghi del lavoro contadino" e biglietteria

Visitare Buscemi significa immergersi completamente nel cuore della storia e della cultura siciliana, dove le attività contadina e artigiana di un tempo, qui rivivono ancora, a testimonianza di un passato da cui traspaiono tradizione, orgoglio e dignità.



"I luoghi del lavoro contadino" è un Museo certamente unico come museo etnografico, non si tratta infatti della solita ricostruzione, come nei presepi viventi che qui in Sicilia abbondano nel periodo natalizio, ma dell'aver mantenuto alcune delle vecchie abitazioni al suo uso primitivo, come "a casa du massaru", o "a casa du jurnataru", oppure le botteghe degli artigiani di un tempo.


La Chiesa Madre (Sec. XVIII)

Il Museo è aperto dal lunedì al sabato ma solo di mattina, tuttavia è possibile prenotare in anticipo una visita di gruppo anche per il pomeriggio o per la domenica. Noi di abcsicilia lo abbiamo visitato a gennaio del 2023, costo del biglietto 6 euro a persona, con una guida gentilissima che ci ha accompagnato lungo le vie del paesino in una lunga passeggiata tra un sito e l'altro. Durata della visita: in totale poco più di un'ora. Unica pecca il divieto di non poter riprendere o fotografare i luoghi del Museo.

Putridarium

All'interno della Chiesa di Sant'Antonio da Padova (Sec. XVIII), nella navata di sinistra, c'è un ingresso che conduce nel sotterraneo della chiesa, ed esattamente nel Putridarium. Detto anche "colatoio dei morti", il Putridarium è un ambiente funerario "provvisorio" in genere sotterraneo (tipicamente, una cripta sotto il pavimento delle Chiese), in cui i cadaveri dei frati o delle monache defunti venivano seduti su appositi sedili-colatoio in muratura, ciascuno munito di un ampio foro centrale e di un vaso sottostante per il deflusso e la raccolta dei liquidi cadaverici e dei resti in via di decomposizione.

Nel Putridarium, il continuo modificarsi dell'aspetto esteriore del cadavere, che cedendo progressivamente le carni in disfacimento (l'elemento contaminante) si avvicinava sempre più alla completa liberazione delle ossa (simbolo della purezza), intendeva rappresentare visivamente i vari stadi di dolorosa "purificazione" affrontati dall'anima del defunto nel suo viaggio verso l'eternità, accompagnata dalle costanti preghiere di confratelli e consorelle.
Una volta terminato il processo di putrefazione dei corpi, le ossa venivano raccolte, lavate e trasferite nella sepoltura definitiva dell'ossario.

Nella Chiesa di Sant'Antonio di Padova in Buscemi si annovera questo esempio di Putridarium. La cripta, con sedici sedili-colatoio, è riconducibile al 1669 come si evince da una data riportata in uno degli scalini che racano alla stessa. Risulta essere, dunque, antecedente al disastroso terremoto del 1693.

 
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