La Chiesa di San Cataldo a Palermo rappresenta una delle più importanti testimonianze monumentali del passaggio normanno nella città. La fondazione della chiesa viene fatta risalire agli anni immediatamente successivi alla metà del XXII secolo mentre la sua realizzazione la si deve a Maione da Bari.
L'origine pugliese di Maione da Bari potrebbe in realtà spiegare sia la scelta della titolazione a San Cataldo, vescovo di Taranto, sia la scelta dell'impianto architettonico adottato nella Chiesa, risolto in copertura attraverso la sequenza in asse di tre cupole.
Sembra che la Chiesa di San Cataldo abbia mantenuto la sua configurazione fino alla fine del XVII secolo, quando l'Arcivescovo di Monreale, Giovanni Roano, si fece promotore, nel 1679, della "ristorazione e degli abbellimenti" dell'edificio, opere ricordate in un'iscrizione ancora visibile sopra la porta d'ingresso.
All'inizio del XIX secolo, con la costruzione della nuova sede della Regia Posta, la Chiesa venne inglobata in essa, tanto che nel 1867 la direzione della Posta decise di utilizzare la Cappella come ufficio per la distribuzione della corrispondenza.
Ci fu una complessa e radicale opera di restauro negli anni a seguire, guidata da Giuseppe Patricolo, che ne trasformarono completamente la configurazione originale e solo nel 1937, quando la Chiesa venne acquisita dai Cavalieri del Santo Sepolcro, ci fu un ulteriore restauro prima di riconsegnare l'edificio al culto.
La pavimentazione a tarsie marmoree e lastre di porfido e serpentino, per quanto integrata dai vari restauri, conserva ancora oggi la sua preziosa conformazione originaria.