Cosa vedere nel Borgo di Geraci Siculo (PA)
Geraci Siculo è una finestra aperta sul passato e all'aria fresca di montagna. Le campane della chiesa palatina non annunciano più la morte del conte, ma la finestra moresca nel castello, l'affresco bizantino, l'impronta normanna, le raffinate Madonne nelle chiese, scolpite nei loro marmi policromi, e gli ignoti intagliatori con la loro galleria lignea di santi patroni, ci riportano alle profondità delle origini.
La visita al borgo può iniziare dal bevaio della Santissima Trinità, fatto costruire dal marchese Simone Ventimiglia sulla base di un rettangolo di 20 metri di lunghezza con due fontane laterali in pietra. Da lì si percorre l'acciottolata via Biscucco per arrivare al Castello di probabile origine bizantina, che sotto i Ventimiglia divenne una fortezza militare. Domina sulle rovine, sugli angoli mozzati delle torri e gli squarci nelle feritoie, la Chiesa di Sant'Anna, ritenuta la cappella palatina dei Ventimiglia, dove si tramanda fosse custodito, sin dal 1242, il teschio di Sant'Anna, poi trasferito a Castelbuono.
Subito più in basso si trova la Chiesa di San Giacomo, dove si conservano un prezioso crocefisso ligneo trecentesco, un affresco in stile bizantino (sec. XIV) e la statua lignea del santo, settecentesca.
Percorrendo le viuzze medievali si arriva alla Falconiera in Largo Greco e infine in piazza del Popolo, il salotto di Geraci, su cui si affacciano la Chiesa del Collegio di Maria (del 1738) a una navata e la Chiesa Madre di Santa Maria Maggiore, consacrata nel 1495 ma di realizzazione più antica, come si desume dal portale della metà del XIV secolo. All'interno della Chiesa Madre si trovano opere di grande interesse, come il fonte battesimale in marmo alabastrino della bottega dei Gagini (fine XV secolo) e altre splendide statue di marmo della stessa bottega raffiguranti le Madonne della Neve, della Mercede e con il Bambino, nonché le statue in legno di ignoti intagliatori siciliani del XVII e del XVIII sec.
Continuando per corso V. Emanuele si incontra la Chiesa di Santo Stefano con il suo caratteristico campanile a conci policromi. E' a croce greca irregolare e risale al primo seicento.