Il Castello di Caccamo (Palermo)
Quello di Caccamo è uno dei castelli più rappresentativi e meglio conservati della Sicilia. Tutta la storia di questo piccolo borgo è testimoniata da questo imponente Castello. Arte, storia, culture e poesia abitarono il Maniero nelle vite più illuminate di illustri casati. Il Castello, infatti, è stata dimora dei Chiaramonte, dei Prades, dei Cabrera, degli Henriquez e ancora degli Amato e dei De Spuches, che tutti insieme, alla fine, hanno consegnato alla storia un patrimonio di indiscutibile bellezza.
Inoltre, come ogni castello che si rispetti, anche il Castello di Caccamo si veste di misteri e segreti che lasciano il turista piacevolmente affascinato. Sono due le leggende che narrano di fantasmi che vagano tra le antiche mura del Maniero.
Il Castello di Caccamo, in provincia di Palermo, sarebbe ancora oggi, secondo queste leggende, la dimora dell'anima dannata di Matteo Bonello e di una giovane suora. Le anime di entrambi vagherebbero ancora oggi per le stanze del castello.
Inquietanti e tormentate presenze, le quali vagherebbero per i corridoi e le stanze del maniero, vengono quotidianamente raccontate dalle guide che accompagnano i turisti nella visita del Castello di Caccamo.
Le narrazioni raccontano in primis della misteriosa apparizione al Castello di Caccamo che s'intreccia indissolubilmente con la figura storica di Matteo Bonello. Questi, durante la notte di San Martino del 1160, organizzò insieme ad alcuni complici un attentato contro Maione da Bari, il primo ministro del re Guglielmo il Malo. Il Bonello, feudatario inizialmente fedele alla corte, si fece portatore delle ostilità dei nobili siciliani, al fine di causare una rivolta contro il regno.
L’imboscata ebbe successo, causando la morte del primo ministro Maione e l'incarcerazione del re. Il popolo, tuttavia, temendo la sommossa, decise di schierarsi dalla parte del sovrano, liberandolo dalla sua prigionia e permettendogli di sedere nuovamente sul trono. A Matteo Bonello e ai feudatari suoi complici non restò altro da fare se non rifugiarsi all'interno dell'inespugnabile maniero di Caccamo.
Per qualche tempo il Bonello, effettivamente, riuscì a rimanere protetto dalle solide mura di cinta del castello. Re Guglielmo, però, giocò di astuzia per poter finalmente far uscire allo scoperto il traditore, invitandolo a corte e promettendogli, falsamente, il perdono. Bonello cadde nella trappola, finendo per essere incarcerato e torturato. Gli furono strappati gli occhi e recisi i tendini dei piedi, morendo, infine, di fame e di sete. Da quel giorno si racconta che il suo spirito vaghi per le stanze della fortezza, incutendo timore con le sue orbite vuote e la sua andatura lenta. Chiunque giura di averlo incontrato, lo descrive come una figura minacciosa e carica di odio.
Ma non è il solo fantasma ad aggirarsi per il Castello di Caccamo quello del Bonello. Un altro fantasma tra le mura del Maniero è legato alla storia di una giovane monaca (Suor Felicia Enriquez de Cabrera) la cui leggenda narra che la giovane figlia di uno dei signori del castello si fosse innamorata di un uomo, disapprovato dal padre. Per quanto ricambiato, questo amore non era destinato a diventare realtà, avendo il padre ordinato l'uccisione dell'uomo e la clausura in convento della figlia. La giovane morì in convento per la disperazione subito dopo l'assassinio del suo amante. Da allora pare che nelle notti di luna piena il fantasma della monaca si aggiri per il Castello di Caccamo, stringendo in mano un melograno. Secondo la leggenda popolare, chiunque riuscirà a mangiare tutti i chicchi del frutto, senza toccarli con le mani e senza farne cadere nessuno, troverà un'immensa fortuna ma, in caso contrario, quest'ultimo sarà destinato a vagare per l'eternità insieme alla suora.